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GAIA PEDRESCHI

Aggiornamento: 15 mag 2020


Sono otto anni che sfida se stessa sulla distanza dei duecento metri, ama sentire il ritmo che sale dopo l’uscita della curva e si allena sei volte a settimana per sognare in grande.

La ventunenne Gaia Pedreschi, Campionessa Italiana di staffetta 4x100 Promesse e Assoluta, dopo il recente quinto posto ai Campionati Italiani sogna di salire sul podio di questa competizione e un giorno di indossare la maglia azzurra.

Se la curiosità l’ha condotta sulla pista d’atletica, la caparbietà l’ha spinta a non mollare sopratutto quando ha deciso di intraprendere il percorso in Scienze della formazione ha dovuto capire come conciliare lo studio universitario con gli allenamenti in un nuovo gruppo dell’Atletica Brescia 1950.

“L’atletica mi rende libera ma soprattutto mi dà grande determinazione, una forte spinta nel cimentarmi in nuove avventure e sfide che per paura penso di non essere in grado di affrontare”.

Ma c’è un momento che vorrebbe imparare a gestire, "l’ansia che mi assale nel momento in cui arrivo sui blocchi di partenza, uno stato di agitazione generale che mi provoca una serie di pensieri negativi che mi distolgono dal mio focus e mi sembra di non riuscire a respirare".


Lo Psicologo dello Sport, Federico Caliri, l’ha aiutata ad analizzare nel dettaglio questo status: “Il diaframma è uno dei muscoli fondamentali del nostro corpo ed è importante per gli sportivi saperlo utilizzare correttamente. Ci sono due tipologie di respirazione: una acquisita dalla nascita che è di tipo diaframmatico, e una di tipo toracico che caratterizza la respirazione di noi adulti. Man mano che si cresce, complice lo stress quotidiano, è come se non riuscissimo più a utilizzare questo muscolo e di conseguenza respiriamo in maniera errata. Bisogna imparare a riportare la respirazione a livello inferiore, del diaframma”.

E come si deve respirare quando si è in uno stato d'ansia?

“Per sciogliere l’ansia, la respirazione corretta da eseguire prevede un’inspirazione minore rispetto all'espirazione, ad esempio si può inspirare in 2-3 secondi e buttare fuori l’aria in 4-5 secondi e progressivamente a livello corporeo diminuirà la tensione muscolare”, spiega Caliri.

Ma non è solo questione di respirazione, lo Psicologo dello Sport spiega che per uno sportivo, quando si accinge a una competizione, "è importante vedere come indirizza il suo pensiero. Spesso si tende erroneamente a proiettarsi nel passato o nel futuro: si ripercorre mentalmente una prestazione passata non eccellente, oppure si pensa a un errore e in questo modo l’atleta si sta proiettando nel futuro posticipando un evento che ancora non è successo. Quindi sia il passato che il futuro, l’immaginare entrambi questi momenti, creano solo ed esclusivamente tensione, ansia, paura ingiustificata e non meritata perché un atleta si prepara con costanza per dare il meglio durante la sua gara”.


Il dubbio di Gaia, comune a tutti gli sportivi, è se l’ansia in qualche modo può essere bloccata sul nascere e Caliri precisa: "L’ansia altro non è che crearsi delle immagini mentali su un’azione, un qualcosa che non è ancora successo, ci assale una paura che non è assolutamente giustificabile perché non c’è un pericolo effettivo imminente. In psicologia, l’ansia nasce come meccanismo di difesa: percepisco che qualcosa non va e il mio corpo mi mette in stato di allerta. Non provare ansia è impossibile e, aggiungo, non è neanche corretto: la tensione ci permette di competere al meglio! Una sana tensione è normale ci sia, bisogna solo imparare a gestirla. Ricordate: è tutto gestibile e con una figura professionale come la mia che ti aiuta a focalizzarti sui tuoi punti di forza, che ti insegna a respirare per rimanere nel momento presente puoi davvero ottenere risultati eccellenti”.


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